Purtroppo è un androide e non sa di esserlo: dalla stanza del test VK ci incamminiamo per il viale desolato, fino al suo portone di casa. Lì davanti parliamo a lungo: senza darlo a vedere, ognuno cerca preziose informazioni nelle parole sfuggite all'altro. Posso spergiurare che è compito ingrato: tutte quelle chiacchiere stordiscono quel che rimarrebbe dell'animaccia. Del resto, il conflitto di casta ci vede opposti; eppure nessuno lo direbbe. E infatti, dopo un'ora che sono lì per strada con l'androide a chiacchierare, improvvisamente una che avevo notato più volte entrare e uscire dal palazzo, una sconosciuta prende un fiore da un fazzoletto di prato e me lo regala: dice che è importante parlarsi, caspita! Poi sparisce. Mi spiace, quell'umana deve averci scambiato per due morosi o qualcosa del genere. Impassibile, l'androide m'informa che quella è una tossica che s'accompagna agli uomini per mestiere. E avanti e indietro dal portone qualche volta ci passa pure in barella. Mi spiace, avrei voluto dire qualcosa d'umano, a costo di tradirmi con l'androide. Però la sorpresa mi ha confuso: per un attimo quel deserto di periferia mi è sembrato un mare... Comunque, il fiore lo conservo nel libro con le storie del buon dio. continua